Ci sono alcuni momenti della vita in cui ti domandi se quello che fai è la cosa giusta.
E forse uno dei limiti più grandi alla nostra idea di libertà sta proprio in questo: chiedersi se le scelte che facciamo siano giuste o sbagliate.
Il solo fatto di domandarselo ci dovrebbe mettere in allerta. E poi.. Il fatto di domandarci se sia effettivamente una cosa o un’altra.
Pensiamo per dualismi e forse ci barrichiamo nelle trincee nella nostra mente.
Riserviamo alla nostra libertà lo scomodo privilegio di fermarsi tra due fronti; vale così poco che deve sgomitare in mezzo a “giusto-sbagliato”, per farsi spazio.
Ecco quello che abbiamo fatto noi.
Abbiamo provato a fermarci. A stare in quel luogo della mente a lungo, a osservarlo bene, a sentirci prima sicuri. Perché se una cosa è la “cosa giusta”, allora puoi sentirti in pace, sereno, appagato.
Poi, abbiamo sgomitato un po’ di più.
Perché abbiamo provato a inserire la mente su uno spazio più largo, un po’ più aperto. Dove collocare quel concetto di giustizia o errore era più difficile, perché abbatteva i suoi stessi confini.
Sembrava così limitato rispetto allo spazio che stavamo sperimentando…
Secondo cosa, secondo quale termine di paragone, quello che sentivamo o quello che facevamo, era giusto? O era sbagliato?
La risposta era lì: nel paragone.
Definiamo chi siamo, quello che facciamo e quello che secondo noi va bene oppure no, a seguito di influenze e ambienti che abbiamo annusato, visto, vissuto, plasmato. Ci definiamo sulla base di pensieri che fanno altri.
Scegliamo quello che abbiamo sempre conosciuto, che è sicuro e confortevole, quello che si aspettano.
“È cosi che va il mondo! È così che fanno tutti!”
Torniamo un attimo a quei momenti, quelli in cui ti domandi allora a che punto della tua vita sei. Come ti definisci. Quali sono i tuoi desideri. E poi, sono realmente i tuoi desideri o vuoi solo scappare con la mente da quella trincea di poco spazio? Ma questo merita un’altra storia.
Così nasce Frequenza Umana: davanti a un tramonto, sorseggiando due o tre birre, nella semplicità di un gesto che riempie il cuore… Perché diciamocelo, se pensi a cosa ti fa respirare davvero pensi a un tramonto, al sole che scalda ma non brucia, a una birra che rinfresca, ma non ti gela.
Frequenza Umana è quel respiro semplice e profondo che ci dimentichiamo di fare.
Ci piace definirlo uno “stato nostalgico”. Quello che forse percepiamo inchinati alla domanda che oltrepassa i secoli e le generazioni:
“Cosa sto facendo? Chi voglio essere?”.
Quello stato per noi è un po’ come fare ritorno alla purezza dell’infanzia, della gioventù, del “mondo in mano”. Quello stato intimo di assenza della paura, del distacco dal domani. Una vibrazione sensoriale ed emozionale che abbiamo dentro, che però non sentiamo più molto spesso.
L’avete mai sentita almeno una volta?
“Quando ridi è come il sole sull’acqua
sai che farne della vita che hai”
E quindi eccoci. Siamo nati proprio così.
Davanti a un tramonto sorseggiando una birra. Per un attimo ci siamo dimenticati di chiederci se fosse giusto o sbagliato, e cosa lo fosse. E la risposta è proprio questa cosa qui: quando sei, quando senti chi sei, quando senti, quando senti la tua direzione, smetti di domandarti cosa stai facendo e come lo stai facendo. Perché esisti semplicemente per il fatto che… sei vivo. E quando sei vivo non ti domandi come lo stai facendo, se è giusto o sbagliato.
Sei vivo in te, semplicemente.
Immaginando di essere, per un attimo, un atomo di Gioia che trascende il tempo, immersi in uno stato di estasi che oltrepassa lo spazio, l’idea che tutto e niente di questa realtà sia la condizione che porta alla felicità.
-Cosa ci piace fare?-
-Che domande… festa!-
Sì, è vero, è scontato, forse la maggior parte avrebbe risposto così. Ma c’è di più.
Un vero e proprio divertimento: de-vertere. De sta per allontanamento, e vertere sta per volgere. Quindi, volgere altrove.
Cambiare punto di vista, direzione.
Una festa che si compia in scoperta. Che dia forma alla curiosità, che risponda a questa necessità di ritorno alla fanciullezza, di celebrazione di una nostalgia. Che possa essere la compagna in questo profondo respiro.
E così nasce, oltre all’Associazione, anche il Festival Frequenza Umana.
Il fil rouge che lo disegna è fatto di idee, intrattenimento, tavole rotonde, musiche e danze… con un unico grande obiettivo: provare una profonda gioia nel fare le cose, nel farle insieme, nel farle con attitudine di scoperta.
E lasciare che queste cose ci rivelino un nuovo modo di essere guardate, di farci sentire e di essere fatte.
Davanti a un tramonto, bevendo una birra, col sole che scalda ma non brucia, possiamo sentire un po’ più distante da noi quel senso del dovere, di fretta, di obbligatorietà, di senso di colpa, anche.
E forse, un po’ alla volta, con un respiro profondo, possiamo provare a sentire la nostra reale natura imperfetta, e allungare la mano verso quella volontà di metterci in cammino e accettare di inciampare, di provare nuove strade, di scendere e mollare, e poi ripartire.
È così che la nostra libertà ha cominciato a respirare.
Buona Frequenza Umana a tutti!